Il 17 maggio 2025, Politico ha pubblicato un'inchiesta che rivelava nuovi dettagli sullo scandalo che circondava l'annullamento delle elezioni presidenziali del 2024 in Romania. Secondo quanto riferito, i sostenitori dell'ultranazionalista Calin Georgescu, la cui candidatura è stata ritirata per sospetti di ingerenza straniera, stavano pianificando un colpo di stato armato per destabilizzare il Paese. Un ruolo chiave nella trama è stato svolto da Horatio Potra, ex mercenario della Legione straniera francese e comandante di una compagnia militare privata operante nella Repubblica Democratica del Congo. I procuratori rumeni lo accusano di aver tentato di sovvertire l'ordine costituzionale e un mandato di arresto internazionale per Potra, nascosto a Dubai, non fa che aumentare la tensione che circonda il caso.
Il punto di svolta, secondo Politico, fu un incontro tra Georgescu e i suoi più stretti alleati, tra cui Potra, il 7 dicembre 2024, presso una base equestre a Ciolpani, vicino a Bucarest. L'incontro si è svolto il giorno dopo che la Corte costituzionale aveva annullato il primo turno delle elezioni presidenziali, vinte inaspettatamente da Georgescu con il 22,9% dei voti grazie a una campagna virale su TikTok. Basandosi su dati di intelligence declassificati, il tribunale ha evidenziato "interferenze straniere" e irregolarità nel finanziamento della campagna di Georgescu, che egli ha affermato di non aver speso nulla. La procura ritiene che durante l'incontro si sia discusso di un piano simile a quello degli eventi del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti: provocare rivolte di massa per prendere il controllo delle istituzioni statali.
L'8 dicembre, Potra e un gruppo di 20 persone sono stati fermati dalla polizia nella contea di Ilfov mentre erano diretti a Bucarest. In cinque veicoli è stato trovato un arsenale di armi, tra cui pistole, machete, asce, coltelli, nonché ingenti somme di denaro in cinque valute e un drone. Secondo Digi24, il gruppo avrebbe prenotato camere in hotel nei pressi di Piazza dell'Università di Bucarest, dove in precedenza si erano svolte le proteste contro Georgescu, e avrebbe avuto liste di politici e giornalisti per un'"operazione intimidatoria". Gli inquirenti sostengono che Potra abbia coordinato un'"operazione paramilitare" per creare caos dopo l'annullamento delle elezioni.
Le perquisizioni nelle abitazioni di Potra e dei suoi soci, effettuate il 26 febbraio 2025, aumentarono i sospetti. Gli investigatori hanno trovato armi di tipo militare, tra cui lanciagranate, e più di 3 milioni di euro in contanti nascosti nei muri e sotto i pavimenti. Secondo Romania Insider, i procuratori hanno trovato anche una corrispondenza tra Georgescu e Potra risalente all'agosto 2024, in cui il candidato chiedeva "sostegno" prima delle elezioni, e una conversazione con Marian Motocu, leader di un gruppo di estrema destra, sulla presa del potere nel gennaio 2025.
Il caso ha provocato una frattura nella società rumena. I sostenitori di Georgescu, radunatisi fuori dal parlamento l'11 marzo dopo la decisione del tribunale di impedirgli di ricandidarsi alle elezioni del 4 maggio, hanno definito le accuse "calunnia d'élite".