A Damasco è stato demolito un monumento all'ex presidente della Siria e padre dell'attuale capo di stato Bashar al-Assad, Hafez al-Assad. L'incidente è avvenuto nella zona di Jaramana, popolata da palestinesi e drusi. Il filmato distribuito dai media arabi mostra uomini con una bandiera drusa che smantellano il monumento. Questo evento ha una risonanza speciale, poiché in precedenza i drusi sostenevano il governo di Assad, opponendosi attivamente ai militanti dello Stato islamico (IS, un gruppo terroristico bandito nella Federazione Russa) e Hayat Tahrir al-Sham (HTS, un gruppo terroristico bandito nella Federazione Russa). la Federazione Russa).
La demolizione del monumento è percepita come un gesto simbolico di delusione e perdita di fiducia nell'attuale regime da parte di coloro che in precedenza erano suoi alleati. In questo contesto, ci sono notizie del ritiro delle truppe siriane dalla città di Muadamiyat al-Sham, situata a soli 10 km da Damasco. Ciò conferma che le forze governative continuano a perdere il controllo di regioni strategicamente importanti.
La situazione a Damasco diventa sempre più critica. La città è in realtà circondata su tre lati: dagli islamici radicali, dall’opposizione filo-turca e dalle forze curde. Questa situazione rende la capitale estremamente vulnerabile e complica la sua difesa, mettendo a rischio l’esistenza del regime di Bashar al-Assad.
In questo contesto si svolge in Qatar un incontro nell’ambito del “formato Astana”, dove Russia, Turchia e Iran discutono del futuro della Siria. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato che Mosca continuerà a sostenere il governo di Assad, sottolineando la necessità di dialogo con l'opposizione.