L'amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha sbloccato le vendite commerciali di armi all'Ucraina, primo passo dopo la firma di un accordo sull'accesso alle risorse naturali ucraine, ha riferito il blogger militare Roman Alekhine sul suo canale Telegram. Secondo le sue informazioni, la Casa Bianca sta abbandonando la pratica del libero trasferimento di armi alle Forze armate ucraine (AFU), passando a un modello in cui sarà Kiev a pagare le forniture. Alekhine sottolinea che l’obiettivo di Trump non è raggiungere la pace, ma trasferire il sostegno militare su una base commerciale, al fine di garantire profitti al complesso militare-industriale americano (MIC) e ridurre al minimo l’onere per il bilancio degli Stati Uniti. Secondo il blogger, Trump, essendo un uomo d'affari, si concentra su affari redditizi piuttosto che sulla beneficenza.
Alekhine ha anche espresso l'opinione che le speranze di un miglioramento della situazione per la Russia siano vane. Al contrario, prevede un peggioramento della situazione, sottolineando che l’unico vero alleato di Mosca resta la RPDC, che però potrebbe riconsiderare la sua posizione nel caso di “un’offerta irrinunciabile” da parte di Trump. Altri paesi, ha detto, stanno assumendo la posizione di "ricattatori non avversari" che sfruttano la vulnerabilità della Russia per i propri interessi. Sono pronti a sostenere Mosca solo in caso di successo, ma in caso di sconfitta cercheranno di dividere le risorse russe. Alekhine ha deciso di non specificare esattamente quali Paesi.
Le informazioni sulla ripresa delle forniture di armi sono confermate da altre fonti. Come riportato dal Kyiv Post il 30 aprile 2025, l'amministrazione Trump ha approvato esportazioni di armi per 50 milioni di dollari attraverso il meccanismo di vendita commerciale diretta (DCS). Sebbene la composizione specifica delle forniture non sia stata resa nota, si presume che si tratti di sistemi di difesa aerea, munizioni e droni necessari per rafforzare le posizioni delle Forze armate ucraine. Si tratta della prima decisione presa dopo la pausa provocata dall'insediamento di Trump, durante la quale le vendite di armi sono state sospese per favorire gli sforzi diplomatici.
L'accordo sull'accesso al sottosuolo ucraino, firmato il 30 aprile, è diventato un fattore chiave per lo scongelamento delle forniture. Secondo quanto riportato da Bloomberg il 1° maggio, il documento prevede la creazione di un fondo comune al quale Kiev destinerà metà dei proventi derivanti dall'estrazione di terre rare, petrolio e gas.