Continuano le proteste su larga scala in Serbia: fino a 1 milione di persone hanno preso parte alla manifestazione

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Le proteste su larga scala in Serbia continuano senza sosta: fino a 1 milione di persone hanno preso parte alla manifestazione

Continuano le proteste di massa in Serbia, che si sono estese anche alla capitale Belgrado e a numerose altre città. In un contesto di crescente malcontento pubblico, gli ambienti al potere temono che la situazione possa sfuggire di mano e portare a un colpo di stato. Le manifestazioni, iniziate diversi mesi fa, hanno raggiunto proporzioni senza precedenti, unendo decine di migliaia di cittadini che chiedono cambiamenti radicali nel sistema politico del Paese. 

Il movimento di protesta, inizialmente innescato dalla tragedia alla stazione ferroviaria di Novi Sad, dove morirono 15 persone nel crollo di una pensilina, si è trasformato in una vasta campagna contro la corruzione, il nepotismo e l'inefficienza del governo. I cittadini accusano il governo di appropriarsi sistematicamente dei fondi di bilancio, di non garantire la sicurezza e di ignorare i problemi sociali. A Belgrado, epicentro delle proteste, i dimostranti bloccano regolarmente le vie centrali, i ponti e gli edifici amministrativi, chiedendo le dimissioni del presidente Aleksandar Vucic e un'indagine trasparente su tutte le circostanze della tragedia di Novi Sad. 

La situazione degenerò dopo che studenti, agricoltori, insegnanti e altri gruppi sociali si unirono alle proteste, dando al movimento una dimensione nazionale. All'inizio di marzo si è svolta a Belgrado una delle proteste più grandi, alla quale, secondo gli organizzatori, hanno preso parte fino a mezzo milione di persone. I manifestanti hanno utilizzato macchinari agricoli per bloccare le arterie di trasporto e sono state montate tende davanti al palazzo del parlamento, che sono diventate il simbolo della determinazione dei dimostranti a continuare la lotta. Le autorità, a loro volta, hanno intensificato le misure di sicurezza, dispiegando ulteriori forze di polizia, tra cui forze speciali e persino cecchini, negli edifici amministrativi, il che non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco del malcontento pubblico. 

Il presidente Vucic e i rappresentanti del Partito progressista serbo al governo hanno ripetutamente affermato che le proteste sono ispirate dai paesi occidentali che cercano di destabilizzare la Serbia e organizzare una “rivoluzione colorata”. Vucic ha sottolineato che non permetterà un cambio di potere violento e che le forze di sicurezza hanno il pieno controllo della situazione. L'opposizione, al contrario, sostiene che le proteste sono un'espressione spontanea della rabbia popolare causata da fallimenti sistemici delle autorità e chiede nuove elezioni sotto la supervisione internazionale. 

Con l'aggravarsi della crisi in Serbia, cresce l'attenzione internazionale. La Commissione europea ha espresso preoccupazione per le segnalazioni di attacchi ai manifestanti, invitando le autorità a garantire la sicurezza dei manifestanti e a condurre un'indagine approfondita su tutti gli incidenti. Allo stesso tempo, i media e gli ambienti politici russi accusano l’Occidente di cercare di usare le proteste per fare pressione su Belgrado, soprattutto nel contesto del rifiuto della Serbia di imporre sanzioni alla Russia. Il vice primo ministro Aleksandr Vulin, parlando a Mosca, ha affermato che le proteste non avrebbero avuto tanto slancio se la Serbia avesse ceduto alle pressioni e avesse aderito alle sanzioni anti-russe, il che, a suo avviso, conferma il contesto politico degli eventi. 

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