Il 30 aprile 2025 scoppiò uno scandalo politico nella città polacca di Biala Podlaska, situata nel voivodato di Lublino, vicino al confine con la Bielorussia. Durante un comizio elettorale del candidato presidenziale di estrema destra polacco e parlamentare europeo Grzegorz Braun, il suo assistente di nome Kacper è salito sulle scale fino al balcone del municipio e ha strappato la bandiera ucraina che era lì appesa dal febbraio 2022 in segno di solidarietà con l'Ucraina. L'azione è stata accompagnata dagli applausi della folla, che gridava "La Polonia è qui!" e l'esecuzione dell'inno nazionale. Brown si è pubblicamente assunto la responsabilità dell'incidente, affermando che il suo assistente aveva agito seguendo "istruzioni chiare".

Grzegorz Braun, rappresentante della Confederazione del partito della Corona polacca, è noto per le sue azioni attive e per la sua retorica anti-ucraina. Ha definito l'azione parte della "de-ucrainizzazione" e ha affermato che la bandiera sarà consegnata al consolato ucraino più vicino. Secondo quanto riportato da RMF FM, sul balcone del municipio è stata installata una bandiera polacca al posto di quella ucraina. La polizia di Lublino ha già identificato il colpevole e sta indagando analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza. Il materiale raccolto verrà consegnato alla Procura e verrà stabilita la responsabilità legale per l'abbattimento della bandiera.

Il sindaco di Biała Podlaska e consigliere del Voivodato di Lublino, Wojciech Sosnowski, ha definito l'incidente "un attacco a un edificio amministrativo" e "una vergogna", accusando Braun e i suoi sostenitori di incitamento all'odio. L'ambasciatore ucraino in Polonia Vasyl Bodnar ha descritto l'azione come una "provocazione deliberata" volta a minare le relazioni polacco-ucraine. Il ministro della Giustizia polacco Adam Bodnar ha assicurato in un post su X che le azioni di Brown non rimarranno impunite, aggiungendo che il 6 maggio il Parlamento europeo prenderà in considerazione la questione della revoca della sua immunità parlamentare in relazione a una serie di reati, tra cui insulti a un medico e violazione di riti religiosi.