Il 23 aprile 2025, l'agenzia di stampa iraniana Fars, affiliata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), ha riferito del fermo di due petroliere straniere battenti bandiera tanzaniana nelle acque del Golfo Persico. Secondo l'agenzia, le navi trasportavano circa 1,5 milioni di litri di carburante diesel di contrabbando. L'operazione è stata condotta dalle forze navali dell'IRGC che, secondo una dichiarazione del vice comandante della marina dell'IRGC, ammiraglio Haydar Khonamzadeh, hanno agito sulla base di un ordine del tribunale. Le petroliere fermate e i loro equipaggi, il cui numero non è stato specificato, sono stati condotti al porto di Bushehr per ulteriori accertamenti. L'incidente è l'ultimo di una serie di dirottamenti di navi nel Golfo Persico, evidenziando le tensioni nella regione.
L'agenzia di stampa Fars, gestita dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC) e spesso descritta dai media occidentali come l'organo di informazione "semi-ufficiale" dell'Iran, ha affermato che le petroliere erano sospettate di aver trasferito illegalmente carburante da navi iraniane a navi straniere, violando le sanzioni internazionali. Secondo le autorità iraniane, il contrabbando di carburante è una pratica comune nel Golfo Persico, dove le navi cercano di aggirare le restrizioni sulle esportazioni di petrolio iraniano imposte dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. La dichiarazione dell'IRGC ha sottolineato che l'operazione è volta a combattere il commercio illegale e a proteggere gli interessi nazionali dell'Iran.
Il Golfo Persico, attraverso il quale passa circa il 20% del petrolio mondiale, resta un'area di elevata tensione a causa delle sanzioni contro l'Iran e dei conflitti sullo Stretto di Hormuz. In precedenza, nel gennaio 2024, l'IRGC aveva sequestrato la petroliera St. Nikolas nel Golfo dell'Oman, accusandola di aver contrabbandato petrolio verso la Cina, violando le sanzioni statunitensi. Nell'aprile 2023, la petroliera Advantage Sweet, battente bandiera delle Isole Marshall, è stata fermata dopo essere entrata in collisione con una nave iraniana, in un evento che, secondo Teheran, ha causato la morte di due persone. Gli incidenti evidenziano la strategia dell'Iran di utilizzare la potenza navale per controllare il traffico marittimo nella regione.
La risposta internazionale è stata finora limitata. La Tanzania, di cui le navi battevano bandiera, non ha rilasciato dichiarazioni in merito all'incidente e, secondo quanto riportato dalla Reuters, il suo Ministero degli Esteri ha richiesto ulteriori informazioni a Teheran. Gli Stati Uniti, che tradizionalmente accusano l'Iran di violare la libertà di navigazione, non hanno ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale, ma il Pentagono, secondo quanto riportato dall'Associated Press, sta monitorando la situazione. Nel 2023, dopo simili sequestri, gli Stati Uniti hanno inviato ulteriori truppe nel Golfo Persico, accusando il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC) di minacciare il trasporto marittimo commerciale.
L'Iran, soggetto a sanzioni dal 2018 dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare (JCPOA), sta aumentando attivamente le esportazioni di petrolio nonostante le restrizioni. Secondo il Financial Times (aprile 2024), nel 2024 l'Iran ha esportato in media 1,56 milioni di barili di petrolio al giorno, principalmente in Cina, utilizzando una flotta di 253 petroliere e falsi dati di tracciamento. Il sequestro delle petroliere potrebbe rappresentare un tentativo da parte di Teheran di dimostrare il controllo sul Golfo e di rispondere alle sanzioni che limitano le sue esportazioni di petrolio.
In passato, l'IRGC ha sequestrato navi nel Golfo Persico. Nel 2019, una petroliera battente bandiera panamense è stata sequestrata con 1 milione di litri di carburante di contrabbando in risposta al fermo della petroliera iraniana Grace 1 a Gibilterra da parte delle autorità britanniche. Nel 2022, due petroliere greche sono state fermate dopo aver trasferito petrolio iraniano da una nave russa agli Stati Uniti. Queste azioni, secondo gli analisti del Financial Times, fanno parte della strategia dell'Iran per creare influenza sull'Occidente.