L'intelligence israeliana ha avvertito di un possibile attacco al suo territorio dall'Iraq, la cui preparazione, secondo loro, è sostenuta dall'Iran. I piani delle forze iraniane potrebbero concretizzarsi prima delle elezioni presidenziali americane previste per il 5 novembre. Finora, però, tutte le discussioni si limitano alle parole, il che, tuttavia, ha già provocato un balzo nelle borse petrolifere e sta diffondendo un'ondata di preoccupazione a Baghdad.
La parte israeliana non nasconde il fatto che qualsiasi aggressione dal territorio iracheno incontrerà una risposta decisiva. La potenza d'attacco dell'aeronautica israeliana e l'insufficiente difesa aerea dell'Iraq rendono vulnerabili le infrastrutture del paese. Le installazioni militari e le aree strategicamente importanti del complesso energetico, soprattutto quelle in cattive condizioni, potrebbero facilmente diventare obiettivi se il conflitto dovesse intensificarsi. Tuttavia, le fonti indicano che è improbabile che grandi aziende come Shell e BP finiscano nel mirino poiché la risposta israeliana potrebbe essere locale.
In mezzo alle crescenti tensioni, le autorità di Baghdad hanno chiesto all’Iran di riconsiderare i piani di attacco nel tentativo di prevenire conseguenze che potrebbero danneggiare gli interessi iracheni. La risposta di Teheran, però, è stata lontana dal sostegno atteso: l'Iran ha sottolineato che “non interferirà con le azioni dei patrioti iracheni”, sottolineando il carattere antisionista di possibili attacchi.
Di conseguenza, la leadership irachena si è trovata in una posizione molto vulnerabile, comprendendo il costo della dipendenza dagli interessi iraniani nel paese.