Il Ministero della Difesa della Corea del Sud ha affermato che la legge marziale imposta dal presidente Yoon Seok-yeol rimarrà in vigore fino a quando non sarà ufficialmente revocata dallo stesso capo dello Stato. Questa decisione ha suscitato aspre critiche da parte dell'opposizione e un aggravamento del confronto politico nel paese.
Il Parlamento sudcoreano ha inviato una lettera formale al Presidente e al Ministero della Difesa chiedendo l'immediata revoca della legge marziale. Il leader del Partito Democratico Lee Jae-myung ha definito illegale l'ordine del presidente, invitando la polizia e l'esercito a disobbedire agli ordini relativi alla sua attuazione.
“La legge marziale deve essere revocata e le forze di sicurezza devono tornare alle loro posizioni originali”, - ha detto dopo la riunione del parlamento.
Il presidente del partito d'opposizione Revive Korea Party, Cho Guk, ha sottolineato che la disobbedienza del presidente ad una decisione parlamentare potrebbe essere considerata un crimine. Ha anche chiesto una revisione della legalità delle azioni di Yoon Seok Yeol, sottolineando la necessità di ritenerlo responsabile nel caso in cui vengano scoperte violazioni.
La situazione resta tesa. Il vice primo ministro Choi Sang-mok ha affermato che il governo sudcoreano sta adottando misure per ridurre al minimo l'impatto economico della legge marziale, in particolare sui mercati finanziari e valutari del paese. L’accesso all’ufficio presidenziale è però limitato, e lo stesso Yoon Seok Yeol si è finora astenuto dal commentare.
Gli esperti avvertono che la crisi in Corea del Sud potrebbe trasformarsi in una profonda destabilizzazione politica, soprattutto se il parlamento e il presidente continueranno a opporsi l’uno all’altro.