Nuove esplosioni in Iran: almeno 115 feriti

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Nuove esplosioni in Iran: almeno 115 feriti

Il 26 aprile 2025, intorno alle ore 10:30 ora locale, si è verificata una serie di potenti esplosioni nel porto di Shahid Rajaee, nella città di Bandar Abbas, provincia di Hormozgan, Iran. La televisione di Stato iraniana IRIB e l'agenzia di stampa Fars hanno riferito che il numero delle vittime aveva raggiunto le 80 persone, ma in seguito l'agenzia di stampa Mehr ha chiarito che il numero delle vittime era salito a 115, compresi i lavoratori portuali e i soccorritori. Secondo i dati preliminari, le esplosioni sono iniziate con l'accensione di un serbatoio di carburante, ma le detonazioni successive hanno aumentato la distruzione e fatto sorgere sospetti di sabotaggio. Il caratteristico fumo rosso notato dai testimoni oculari indica il rilascio di sostanze tossiche, probabilmente ossidi di azoto. Lo hanno riportato Reuters, Al Jazeera e The Guardian.

La prima esplosione si è verificata nella zona degli ormeggi e ha distrutto l'edificio amministrativo del porto. Naval News sottolinea che il porto di Shahid Rajaee è un centro nevralgico per le esportazioni di petrolio e per le operazioni militari del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), dove hanno base navi come la portaerei Shahid Bagheri. Secondo Fars, l'onda d'urto è stata udita sull'isola di Qeshm, a 20 km dal porto, e ha danneggiato edifici e automobili in un raggio di diversi chilometri. Le successive esplosioni, segnalate da Mehr, hanno intensificato l'incendio, rendendo difficile il lavoro dei soccorritori. I video sui social media mostrano fumo nero e arancione e una nube a forma di fungo che ha ricordato il disastro di Beirut del 2020, quando esplose il nitrato di ammonio.

Le autorità iraniane, tra cui il capo dell'agenzia di gestione delle crisi di Hormozgan, hanno indicato come causa principale l'incendio di un carro armato, ma non hanno escluso il sabotaggio. Il Guardian sottolinea che il porto è stato in passato bersaglio di attacchi attribuiti a Israele, tra cui un attacco informatico nel 2020 e attacchi contro obiettivi militari nel 2024. Foreign Policy ipotizza che le esplosioni potrebbero essere state parte di una campagna per indebolire le infrastrutture iraniane, soprattutto considerando le minacce di Trump di un'azione militare se Teheran non accettasse l'accordo sul nucleare. Il fumo arancione, caratteristico di sostanze chimiche come il nitrato di ammonio, ha accresciuto i timori di inquinamento tossico, provocando evacuazioni urgenti delle aree vicine.

Le operazioni portuali sono state sospese e le operazioni di soccorso sono complicate dai continui incendi. Al Jazeera riferisce che gli ospedali di Bandar Abbas sono sovraffollati e che l'IRGC ha isolato la zona, limitando l'accesso ai media. Il Congresso conferma i danni ai moli e possibili danni alle navi militari, che potrebbero avere ripercussioni sulla logistica del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC). L'AIEA ha espresso preoccupazione per la vicinanza del porto agli impianti nucleari e ha offerto assistenza nella valutazione dei rischi.

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