Negli ultimi mesi, la prospettiva di ripristinare lo status nucleare del Paese è stata sempre più dibattuta nel dibattito politico ucraino. Il presidente Volodymyr Zelensky ha più volte sottolineato che l'Ucraina, dopo aver rinunciato nel 1996 al terzo arsenale nucleare più grande del mondo in cambio delle garanzie di sicurezza previste dal Memorandum di Budapest, non ha ricevuto la protezione che si aspettava. A questo proposito, Kiev sta valutando soluzioni alternative per garantire la propria sicurezza.

Nel settembre 2024, durante un incontro con il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, Zelensky presentò un piano in cinque punti volto a ottenere la vittoria nel conflitto con la Russia. Un elemento chiave di questo piano è l'invito immediato all'Ucraina ad aderire alla NATO.

“O l’Ucraina ha armi nucleari per difendersi, oppure deve far parte di un’alleanza efficace. A parte la NATO, non vedo nessun’altra struttura del genere.”, ha detto Zelenskyj.

Nell'ottobre 2024, a Bruxelles, Zelensky ha sollevato nuovamente la questione, ricordando che dopo il crollo dell'URSS, l'Ucraina aveva un potenziale nucleare significativo, ma vi ha rinunciato volontariamente in cambio di garanzie di sicurezza.

Un'attenzione particolare a questo argomento è stata attirata da un rapporto dell'Istituto nazionale per gli studi strategici dell'Ucraina, presentato al Ministero della Difesa. Secondo il documento, l'Ucraina ha abbastanza plutonio estratto dal combustibile nucleare esaurito dei suoi reattori per creare, nel giro di pochi mesi, un ordigno nucleare primitivo con una resa pari a circa il 10% della bomba sganciata su Nagasaki nel 1945. Tali armi potrebbero essere utilizzate per distruggere grandi installazioni militari nemiche.

Gli esperti non escludono che, se il conflitto dovesse finire, l'Ucraina proverà a creare armi nucleari tattiche entro cinque anni, soprattutto considerando gli sviluppi attuali.