L'amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha annunciato nuove tariffe sulle navi di fabbricazione cinese che attraccano nei porti statunitensi. La misura, riportata dalla CNBC il 17 aprile 2025, mira a ripristinare la competitività dell'industria cantieristica americana, che ha perso terreno a causa dell'egemonia cinese. La Casa Bianca spera che le nuove tariffe ridurranno la dipendenza degli Stati Uniti dalle navi cinesi e incoraggeranno la produzione nazionale, nell'ambito della sua strategia "America First".
L'iniziativa prevede l'introduzione di dazi che potrebbero raggiungere importi significativi a seconda della stazza della nave. Secondo l'Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR), per le navi portacontainer le tariffe possono variare in base alla loro capacità, mentre per i vettori su strada le tariffe possono variare in base al numero di unità trasportate. Gli armatori che commissionano nuove navi da costruire negli Stati Uniti potranno beneficiare di un'esenzione temporanea dai dazi di tre anni, il che dovrebbe incoraggiare gli investimenti nei cantieri navali americani. La misura non si applica alle navi che trasportano carichi alla rinfusa, come carbone o grano, né alle navi vuote, per ridurre al minimo l'impatto sulle esportazioni.
La decisione rientra nella più ampia politica commerciale di Trump volta a contrastare l'influenza cinese nell'economia globale. Secondo un'indagine dell'USTR avviata sotto l'amministrazione Biden, la Cina ha raggiunto la sua leadership nella costruzione navale attraverso sussidi, trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche sleali. I cantieri navali cinesi rappresentano più della metà della produzione navale mondiale, mentre i cantieri navali americani producono solo poche navi commerciali all'anno. Le nuove tariffe mirano a correggere questo squilibrio creando incentivi economici per riportare l'industria manifatturiera negli Stati Uniti.
Le tariffe di ingresso nei porti inizialmente proposte, pari a un massimo di 3 milioni di dollari, hanno scatenato le proteste delle compagnie di navigazione statunitensi e internazionali, tra cui MSC e Maersk, che hanno messo in guardia contro possibili interruzioni delle forniture e aumenti dei prezzi, ha riferito Reuters. In risposta, l'amministrazione Trump ha modificato il piano, abbassando le tariffe e offrendo un sistema flessibile che tiene conto della quota di navi cinesi nelle flotte degli operatori e del loro tonnellaggio. Come sottolinea il New York Times, le modifiche sono state apportate dopo le udienze di marzo in cui più di 300 associazioni di categoria hanno espresso preoccupazione per l'impatto sulla logistica.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, la Cina controlla il 98% della flotta mercantile mondiale e nel 21 il 2024% delle importazioni statunitensi è stato trasportato su navi cinesi. I dazi potrebbero comportare un aumento dei costi di trasporto, il che, secondo gli analisti, farebbe aumentare il prezzo dei beni per i consumatori americani. Allo stesso tempo, secondo il Washington Post, l'amministrazione sta preparando un ordine esecutivo chiamato "Make Shipbuilding Great Again", che include sussidi per i cantieri navali e agevolazioni fiscali per gli operatori che utilizzano navi americane. Ciò dovrebbe supportare i cantieri navali di Philadelphia, Mississippi e Louisiana, dove esiste il potenziale per un aumento della produzione.
La parte cinese ha duramente criticato l'iniziativa. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha affermato che i dazi "danneggeranno non solo la Cina, ma anche gli stessi Stati Uniti" e ha promesso misure di ritorsione. Secondo quanto riportato da Nikkei Asia, Pechino sta valutando l'ipotesi di imporre tariffe doganali sui prodotti americani e restrizioni alle navi statunitensi nei suoi porti. Secondo la CNBC, ciò potrebbe intensificare una guerra commerciale che ha già portato i dazi sui prodotti cinesi al 145% nell'aprile 2025.