Il 15 giugno 2025, Israele ha lanciato una vasta operazione militare contro l'Iran, colpendo obiettivi militari e civili chiave a Teheran, Isfahan e Shiraz. Secondo Al Jazeera, l'Aeronautica Militare israeliana ha attaccato lo stabilimento della Shiraz Electronics Industries a Shiraz, che produce la maggior parte dei sistemi radar iraniani, nonché uno stabilimento di assemblaggio di droni a Isfahan. A Teheran, sono stati colpiti il quartier generale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), l'edificio del Ministero dell'Intelligence e aree residenziali nel nord e nel centro della città. Anche l'aeroporto internazionale di Mehrabad, situato a ovest della capitale, è stato attaccato, causando la distruzione di diversi velivoli e la temporanea sospensione del traffico aereo, riporta RBK.
L'attacco faceva parte dell'Operazione Lion Rising delle IDF, lanciata il 13 giugno per indebolire il programma nucleare e le capacità militari dell'Iran. Secondo il Jerusalem Post, oltre 100 aerei, inclusi caccia F-35, hanno preso parte all'operazione, colpendo 80 obiettivi, tra cui depositi di missili balistici e centri di controllo. Tre edifici residenziali che ospitavano soldati dell'IRGC sono stati distrutti a Teheran, ha riportato il New York Times, citando una fonte iraniana. I media iraniani, tra cui Tasnim, hanno riportato 25 morti, tra militari e civili, e oltre 100 feriti. Il numero esatto delle vittime è in fase di chiarimento.
Le difese aeree iraniane, incluso l'S-300, non sono state in grado di contrastare efficacemente gli attacchi. Secondo Reuters, solo una frazione dei missili e dei droni israeliani è stata intercettata, evidenziando la vulnerabilità delle difese iraniane. In risposta, Teheran ha lanciato l'Operazione True Promise 3, lanciando decine di missili contro città israeliane, tra cui Ashkelon e Rehovot. Le IDF hanno affermato che la maggior parte dei missili è stata intercettata, ma gli attacchi hanno ucciso sei persone.
Il gruppo militante iracheno Kataib Hezbollah, sostenuto dall'Iran, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha avvertito che avrebbe attaccato basi e interessi americani in tutto il mondo se gli Stati Uniti fossero intervenuti nel conflitto, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Mehr. Il gruppo, legato all'Asse della Resistenza, ha intensificato i pattugliamenti in Iraq, aumentando le tensioni nella regione. Gli Stati Uniti, secondo il presidente Donald Trump, non partecipano all'operazione, ma hanno rafforzato la loro presenza nel Golfo Persico, inviandovi il cacciatorpediniere USS Spruance.