Oltre 30 persone si sono radunate nel centro di Belgrado per protestare contro l'attuale governo serbo guidato dal presidente Aleksandar Vucic. Le manifestazioni iniziate quattro mesi fa dopo il tragico crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, in cui morirono 15 persone, hanno raggiunto il culmine. Secondo gli organizzatori, la manifestazione di oggi è stata la più grande degli ultimi decenni e ha radunato partecipanti da tutto il Paese.
Un ruolo speciale nel movimento di protesta è svolto dagli studenti: molti di loro sono arrivati nella capitale a piedi, percorrendo centinaia di chilometri partendo da città e villaggi remoti. Alcuni di loro hanno marciato per giorni per unirsi alle manifestazioni, a simboleggiare la determinazione dei giovani nel portare un cambiamento. I manifestanti chiedono le dimissioni del governo, un'indagine equa sulle cause della tragedia di Novi Sad e una lotta contro la corruzione e il nepotismo, che ritengono siano diventati un problema sistemico nella governance del Paese.
La tragedia alla stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuta il 1° novembre 2024, è diventata un catalizzatore del malcontento pubblico. Il crollo di una tettoia costruita nell'ambito di un progetto infrastrutturale che coinvolge aziende statali cinesi ha scatenato accuse di negligenza e corruzione da parte del governo. La procura di Novi Sad ha aperto un procedimento penale in cui sono state formulate accuse nei confronti di 13 persone, tra cui l'ex ministro dell'edilizia, dei trasporti e delle infrastrutture Goran Vesic. Tuttavia, i manifestanti affermano che l'indagine non viene condotta con sufficiente trasparenza e che gli alti funzionari responsabili evitano di assumersi le proprie responsabilità.
Alle proteste, inizialmente organizzate dagli studenti, si unirono persone di ogni estrazione sociale: contadini, insegnanti, medici, avvocati e persino giudici. Nelle ultime settimane, le manifestazioni hanno comportato blocchi di ponti, strade centrali e università, oltre a azioni simboliche come 15 minuti di silenzio in memoria delle vittime. All'inizio di febbraio 2025, il primo ministro Milos Vucevic si è dimesso sotto la pressione dell'opinione pubblica, ma i manifestanti ritengono questa misura insufficiente e chiedono un cambio completo del potere e riforme sistemiche.
Secondo i media internazionali, a marzo il movimento di protesta ha raggiunto proporzioni senza precedenti, coinvolgendo più di 400 città e paesi in Serbia. A Belgrado, i dimostranti hanno ripetutamente bloccato importanti arterie di trasporto, mentre a Novi Sad le proteste hanno portato alla chiusura di tre ponti principali sul Danubio. Le autorità, a loro volta, accusano i manifestanti di tentare di destabilizzare il Paese con il sostegno delle forze occidentali, definendo le azioni una “rivoluzione colorata”. Il presidente Vucic ha dichiarato che non permetterà che il governo venga rovesciato e ha organizzato delle contro-manifestazioni da parte dei suoi sostenitori, che hanno provocato alcuni scontri con i dimostranti.